Eco – la massoneria a Praga…aga…ga
Eco – la massoneria a Praga…aga…ga

Eco – la massoneria a Praga…aga…ga

Fine del lavoro: mi fiondo in macchina e mi avvio a casa. Nel cervello le sinapsi ancora si inviano mutui segnali sull’ultimo argomento che stavo trattando, un brokering system basato su cataloghi di metadati per la condivisione di servizi e dati scientifici. Gli occhi sfarfallano un po’, oggi li ho sforzati troppo.

Ma alla fine come sempre arrivo alla meta: la casa, la mia bella casina e soprattutto IL DIVANO.
So bene che l’idolatria di questo ammasso di legno, stoffe e cuscini mi costerà una permanenza prolungata nel Purgatorio. Unica consolazione, sapermi non da solo ma in compagnia di altri centinaia (migliaia?) di uomini Italiani.
Prendo l’eBook reader e scartabello un poco tra i libri ancora da leggere.
Tra i vari titoli mi salta agli occhi Il cimitero di Praga – Umberto Eco
“Bhè”, mi dico, “Eco è bravo, me lo hanno pure consigliato questo libro…”.
E mi metto a leggere.

Il-cimitero-di-praga-Umberto-EcoScopro la storia di una vita sdoppiata, uno schizofrenico che vive ed opera nel XIX secolo, Simone Simonini, professione notaio – ufficialmente – ma ufficiosamente falsificatore di documenti, che non sa più se sia lui a scrivere il diario personale o un gesuita di cui lui a volte assume le spoglie. Simonini è uno svalvolato la cui storia si intreccia con personaggi storici veramente esistiti, alcuni conosciuti da tutti come Mazzini, altri più di nicchia, come Leo Taxil.

Ma prima proseguire, voglio confessare che la colpa è mia.

Lo sapevo già. L’avevo letto quel maledetto Pendolo di Focault. Conoscevo già  le fisse di Eco, le sue perversioni storico-religiose.

E anche qui le ho ritrovate.

I libro infatti contiene una storia eccezionale, coinvolgente e ti tiene attaccato alle pagine. Il protagonista passa attraverso gli eventi principali che ruotano intorno all’unità d’Italia. Poi Eco è un bravo scrittore, lo sappiamo tutti, riesce a portarti quasi sempre alla fine del libro perché vuoi capire che succede (forse ci sono alcune eccezioni come L’isola del giorno prima, ma vabbè). Inserisce episodi storici, personaggi reali, tutto è basato su una solida ricerca bibliografica e ti obbliga a sfogliare il dizionario ogni due o tre pagine perché saltano fuori parole di cui magari non sospettavi nemmeno l’esistenza. E in effetti alcune volte non esistono perché se le è inventate lui, che è un grande neologista.

Però ha due difetti.

1. Sta troppo in fissa

In fissa con questa maledetta massoneria. Con gli intrighi, il pensare obliquo, lo spionaggio, il controspionaggio e il tradimento di tutti, le sette cattoliche, il revisionismo sui lati più oscuri della storia degli ordini religiosi, gli ebrei, il denaro, l’avidità.

Il protagonista, passando attraverso varie trasformazioni, arriva a questo obiettivo esistenziale (una fissa pure la sua) di propagare il più possibile un documento sulla congiura ebraica assemblato da lui, in cui narra di una riunione massonica di ebrei nel cimitero di Praga (da cui il titolo del libro). Mi ha ricordato la P2.

Eco mescola storie di massoneria, di ciarlatani che riciclano testi da passare a vari servizi segreti, che si rivendono menzogne riprese a loro volta da scritti basati su falsi. In un certo senso è l’operazione che effettua anche lui, partendo da fonti storiche vere, personaggi reali e architettando una storia completamente inventata in cui i personaggi compiono azioni documentate dalle cronache storiche.

Potremmo dire che è un meta-racconto.

O un racconto frattale, in cui l’operazione effettuata contiene al suo interno – zoomando un po’  – l’operazione stessa: scrive un falso storico che racconta di un personaggio che scrive falsi storici. Geniale.

Ma c’è sempre questa presenza della massoneria. Dell’intrigo.

Eco ha l’amore per il mistero basato sul falso. L’agitarsi dei popoli, dei potenti, causato da balle colossali. Energie sprecato attorno al nulla.

Questa considerazione mi porta direttamente al secondo punto.

2. Dipinge l’essere umano come nativamente gretto.

Leggendo questo libro ho avuto l’impressione di una sorta di suo feticismo per le oscurità dell’animo umano, per personaggi che cercano la vanagloria e che in definitiva hanno come unico fine quello di sopravvivere e salvare la pelle. Per la menzogna, per il tradimento, il tornaconto personale, il piacere del caos, l’obliquità di intenti e di pensiero.

Ora, poiché Eco è uno scrittore di spessore e quello che scrive è arguto e penetrante, non fuffa facilmente smaltibile dai nostri neuroni, mi chiedo che immagine di essere umano venga comunicata e metabolizzata più o meno inconsciamente da noi.

Chi è l’Uomo? Quello che rubacchia, cerca di scalare le vette della società sulle spalle dello sfigato che tanto morirà perché è nato col destino già tracciato? Il traffichino? L’omnifalsificatore che vittima delle sue stesse menzogne sdoppia la sua identità?

…mhmmm… siamo sicuri che l’Uomo sia questo?

Non concordo con chi sostiene la tesi della finzione letteraria, per cui tutto quello che si scrive è un’opera di fantasia, contestualizzata in un preciso momento della storia e che quanto si racconta sia semplicemente e innocentemente un plot che deve essere credibile. No, troppo naive. Questa visione si infrange nell’impatto con le parole scritte fra le righe, come intercalare, con i commenti messi in bocca a personaggi secondari: tutto questo esprime una visione chiara dell’Uomo.

Una visione che non mi piace.

No, caro Umberto Eco, l’essere umano che dipingi tu nei tuoi romanzi mi fa schifo. E’ una delle versioni più grette di persona che si possa immaginare.

Io non sono così.

Tu non sei così.

Noi non siamo così.

E mi incuriosisce, forse addirittura mi spaventa un po’, riflettere su dove tu attinga, all’interno del tuo animo, per tirar fuori questa mole imponente di doppiezza.
Anzi si che ti dico?
Non la voglio sapere.
Affari tuoi!

PS: preso dalla foga rischio di dimenticarmi le conclusioni e i consigli per la lettura.
Lo ritengo un bel libro. Forse fa bene sapere quello che ci si aspetta, prima di leggerlo. Ottimo per svernare durante le influenze, quando si deve riempire il tempo dedicato alla noia.
Ma non aspettatevi che faccia scendere la febbre…anzi…

 

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Un commento

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