I sogni non sono astrazioni, ma luoghi preziosi per incontrare la nostra libertà. Ma, come tutte le cose, anche i sogni vanno coltivati nel modo giusto…
[tratto dal giornalino di Romena]
Sognare è un atto di libertà che nemmeno il peggior
dittatore potrebbe toglierti. Può riuscirci invece la
paura, quella che ti porti dentro e che, travestita da
realismo, ti dice di stare con i piedi per terra. Ed allora
il sogno viene sostituito da una specie di copione già
scritto che ti suggerisce che tanto ormai sai già come
andrà a finire. Ognuno di noi infatti possiede un repertorio di film già visti con i quali abbiamo imparato ad
anticipare il futuro e che derivano dal nostro passato.
Darsi il permesso di sognare non è infatti un optional,
da attivarsi nei momenti di svago: è l’atto consapevole
attraverso il quale tu riaffermi il valore della tua vita e
della tua libertà, la dignità del tuo essere immagine e
somiglianza di Dio e la bellezza di cui è capace la tua
mente e la tua creatività.
Ma la capacità di sognare, come tutte le umane prerogative, deve essere allenata e messa in gioco, altrimenti si può rischiare di perderla.
Perciò ho provato a mettere in fila delle regole da proporre, per lavorare su questa capacità:
1. Ogni tanto lascia la tua mente libera di fantasticare:
se ne senti la voglia, lasciala andare, senza valutare
per forza se le fantasie che ti prendono sono ragionevoli ed assennate. Vai semmai dietro a quelle divertenti, positive e che finiscono bene. Darsi questo diritto
è importante ed è giusto pensare che non combinerai
guai per questo: la tua parte ragionevole farà da guardia e da sponda. La mente ha bisogno ogni tanto di
lavorare senza binari ed imposizioni, ha bisogno di
spaziare, disegnare, volare…
2. Coltiva tutti quei rapporti umani che ispirano in
te questo senso di libertà, senza farti sentire sbagliato per questo. Frequenta ambienti così, fai tesoro di
letture, di visioni e di tutti quegli strumenti che ti ricordano che le favole vanno a finire bene e che così
è la vita.
3. Questa è la parte più difficile: se ti accorgi che un
sogno ti sta prendendo più degli altri, che torna spesso
e che avresti voglia di andargli dietro, devi chiederti
chi stia facendo quel sogno cioè quale parte di te si
stia attivando. Le nostre paure, le nostre rabbie producono fantasticherie che certo non sono costruttive e
a buon fine. Puoi riconoscerle bene perché producono
tensione, acidità e pessimismo. Anche i nostri copioni – sono quelle abitudini mentali con cui istintivamente affrontiamo i momenti critici e che derivano
dalle ferite del passato – ugualmente stimolano sogni
e propositi per niente rassicuranti e costruttivi. Devi
fare molta attenzione a questo passaggio, rifiutando
ciò che ti boicotta ed imparando ad orientare la mente
verso ciò che è piacevole e che ti innalza in positivo.
Anche questo si riconosce bene: il sogno che nasce
dalla parte libera di te, da quella che ti rispetta e che
vuole il tuo bene produce delle buone energie, ti mette
adrenalina ed entusiasmo in corpo e ti fa sorridere.
Bisogna concentrarsi lì, togliendo a mano a mano tutto il resto.
4. Quando cominci ad intravedere un sogno che ti
piace, stai con lui il più spesso possibile. Curane i
particolari, raccontatelo cento volte, goditi quel pensiero. Ma soprattutto comincia a vederti, a muoverti, a
comportarti come se tu già lo avessi realizzato. E devi
fare anche un’altra cosa: sentiti la persona giusta per
quella situazione che hai visto e desiderato. Devi dirti
che quel sogno ti appartiene e che tu appartieni già a
quanto stai sognando.
5. L’energia di un sogno comincia a funzionare dal
momento in cui sei disposto a raccontarlo a qualcuno.
È il mistero della natura umana: non si accende niente
in noi se non riusciamo ad attivare almeno un contatto
con un’altra persona. In genere non raccontiamo niente a nessuno per scaramanzia, per non correre rischi,
ma se non facciamo questo passaggio i nostri sogni
rimarranno nel limbo delle possibilità. Come un motore senza motorino di avviamento.
Può sembrare strano parlare di sogni e di palestra insieme. Ma l’essere umano ha bisogno di mettere insieme questi due aspetti, per non rimanere appeso al
cielo o schiacciato a terra. E per sentire in lui, grazie a
quest’equilibrio, l’unione della terra al cielo