Islanda: dal pomodoro di gomma al pornospruzzo
Islanda: dal pomodoro di gomma al pornospruzzo

Islanda: dal pomodoro di gomma al pornospruzzo

BEST 5 PLACES IN ICELAND

Che bello! Finalmente un mio sogno si avvera: scrivere un articolo intitolato “best 5…” qualcosa. Che volete, mi accontento di poco… e soprattutto mi gaso a pensare che in genere gli articoli intitolati in questo modo compaiono tra i primi posti nei motori di ricerca.

Quindi, dopo questo mix di provincialismo estremo e di high-tech-social-communication-strategy, passiamo alla descrizione dei best 5 places (a mio parere).

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Premessina
Il viaggio che ho fatto era di lavoro, ma ritaglia di qua, rosicchia su, ruspa a destra e a sinsitra sono riuscito a recuperare del tempo libero per fare qualche giro. Inoltre i colleghi Islandesi (in foto) ci hanno portato a fare un giro di qualche sito lavorativamente interessante (faglie e centrali).

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Vale a dire interessante dal punto di vista ingegneristico geologico. Una maniera mooolto bella per accoglierci e ringraziarci del lavoro fatto.
(Oddio, se per ringraziarci avessero fatto un simpatico versamento sul c/c non mi sarei mica offeso).
Ma passiamo ai best 5.

1. Il rubber tomato (pomodoro de gomma)

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Il primo posto dove ci ha portato il giro organizzato (mi sentivo un giapponese nei tour dei fori imperiali!) è qualcosa che potevo sì immaginare che esistesse, ma solo sotto effetto di droghe estreme. E’ primo in classifica solo per la sua trashità.
Già sul pullmann la guida aveva cominciato a raccontare di “produzione bilogica”, di “prodotti di qualità”… e io non capivo bene visto che con quel clima non cresce praticamente nulla, a parte patate, cavoli e qualche verdura invernale. Scordatevi grano, frumento e simili. Quindi parlare di biologico mi pareva avesso poco senso.
Poi si ferma e ci fa scendere, vediamo un edificio che – si capisce subito – è una serra.

serra

Bella, carina, bella idea… peccato che più che una serra sembra una cultura idroponica di quelle raccontate da Asimov. E in effetti lo è! pomodori piantate in scatole di cartone contenenti terra super fertilizzata, fili che permettono alla pianta di crescere come fosse un rampicante, luci artificiali che si regolano in funzione della luminosità esterna, irrigazione automatica, collegamento remoto da casa grazie a cui il padrone poteva visualizzare in ogni momento “come stavano i pomodori”…
Addirittura le api in scatola, importate dall’Olanda! Qui vedete solo un paio di foto, altre ne trovate sul sito ufficiale della “greenhouse”.

Ecco, che altro dire.
Ah sì, ho assaggiato un pomodoro: sapeva di gomma.

2. Þingvellir National Park

Questo è il posto più bello che ho visitato in Islanda. Comprende infatti 3 meraviglie in una.

La prima sono i colori. C’è un verde acceso che si accosta ad un celeste vivissimo. Mi ricorda un poco il trentino, la montagna. Il resto dell’Islanda, infatti, presenta colori più spenti. Qui invece è un esplosione di vità. Siamo infatti sulla faglia.

thingvellir-national-parkLa seconda meraviglia è esattamente questa: la faglia, una enorme frattura sul terreno. Siamo infatti in un posto speciale, nel punto di incontro tra la placca Euro-Asiatica e quella Americana. Si allontanano di due centimetri l’anno e guardandosi attorno si vedono delle “rughe” sul terreno… e la terra che pian piano si sta accumulando. E’ come stare sul bordo del coperchio di una pentola che bolle e che rigurgita acqua.

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La terza meraviglia è rappresentata dalla bandierina in foto. In quel punto, infatti, intorno all’anno mille cominciò a radunarsi quello che era il parlamento Islandese,uno dei primi al mondo, costituito da un manipolo di persone che si incontravano una volta all’anno nella stagione calda (si fa per dire) e prima di tutto ripetevano a memoria, oralmente, le leggi. Qualche info in più su wikipedia si trova.

3. Il pornospruzzo  (ma i normali lo chiamano geyser)

small_geyserVabbè, questo non si poteva non mettere nella top 5. Ce ne sono solo tre al mondo (Californi, Islanda, e Asia mi pare) ed in effetti lo spettacolo è incredibile. Il paesaggio è lunare, pozze d’acqua, fumo, vapore. Varie pozze lì intorno ribollono. Poi, ad un certo punto, sento “ohoooooo” in coro. Mi giro. E vedo una colonna d’acqua di 20 metri alzarsi alle mie spalle.
Davvero impressionante.
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Peccato che con questi maledetti telefonini/telecamere/cazziemazzi si finisce per stare la maggior parte del tempo a cercare di beccare l’attimo esatto dell’eruzione, per immortalarlo. Per fortuna la mia macchinetta digitale con la firma del Metternich si era scaricata, quindi mi sono completamente affioppato al mio collega/guru che si occupava lui di aspettare otto minuti (frequenza con la quale la fontana eruttava) immobile per fare la foto.
Poi ho avuto l’ideona: “perchè non gli facciamo un video”. Ed ecco il risultato.


4. Corrente aggratis (la centrale geotermica)

centrale2E’ un’altra cosa carina da visitare se se ne ha la possibilità. Se non altro perché, a meno che non siate del settore, è una cosa che non capita spesso di fare (o meglio: mai).
Si trova in una zona dove appena scavi hai getti di vapore e di acqua, che vengono canalizzati e  riutilizzati per il riscaldamento della città (l’acqua) e per produrre energia elettrica (il vapore). Inoltre, bravi gli Islandesi rispettosi della natura, una parte delle risorse estratte le ributtano sotto terra, per non sfruttare in maniera barbara il terreno.
Questa centrale produceva circa 150 Mw.
centrale3Embè…?”  – No, niente di che. Solo che era sufficiente per mandare avanti l’intera capitale, Reykjavik, che consuma circa il 10-15% delle risorse complessive del paese.
“Vabbè ma chissà che spesa..” – e no caro mio. Per mandarla avanti infatti bastavano 26 persone (!!). Inutile dire che i costi per la materia prima sono pari a zero (vapore ad acqua che eruttano dal terreno for free).

5. Laguna blu: terme, fanghi e panza all’aria

bluelagoonForse avrei dovuto includere qualcosa di più classico: il ghiacciaio, le cascate di Gullfoss… ma preferisco chiudere il post nella stessa maniera in cui si è concluso il mio soggiorno in Islanda.
Prima di partire i nostri colleghi islandesi lasciano noi europei (ero con un tedesco) alla laguna blu: una immensa piscina a cielo aperto creata con le acque termali che venivano dalla centrale. Anche qui: paesaggio lunare, vapore e calore.
L’acqua contiene silicati quindi non esiste forma di vita. Uccide tutti i germi, i microbi. Per fortuna non gli uomini.
Blue Lagoon from the aboveDopo un salasso monetario (40€ per entrare, questo sì può uccidermi!), ci si tuffa nell’immenso bacino naturale: si fanno due bracciate, ci si rilassa. Ci si spalma i “sylicates” sul viso per rendere la pelle più liscia (un impasto di silicati, appunto, la classica cosa che si trova alle terme).
Dopo essermi abbastanza rilassato mi ficco in una sala vicino alle docce: il bagno turco. Ci resto fino a quando sto per svenire dal soffocamento, esco e mi ributto in acqua.
“Ok” – penso – “adesso mi sono abbastanza spurgato dalla fatica”.

Mi doccio e rivesto, e dopo 11 ore sono a Roma.

6. fuori classifica: “grazie Dio per tanta bellezza”

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Era l’ultima sera. In genere si usa fare delle “cene sociali” nelle grandi conferenze, ma questo era un piccolo meeting. Diciamo che non è insolito che i colleghi del posto escano a cena con quelli “ospitati”. Per tanti motivi: etichetta, gentilezza, rapporti personali che si sono creati e che è comunque bello approfondire anche se si ufficialmente si è solamente “colleghi di lavoro”.

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Ma stavolta ho avuto proprio la sensazione (e non ero il solo) che questi islandesi fossero gente di cuore. Ne ho avuto la conferma in questa ultima cena. Il posto selezionato era la sala concerti di Reykjavik. Un posto incredibile. Era un grosso progetto iniziato prima della crisi economica del 2009, poi bloccato per mancanza di fondi.
Gli islandesi però si sono detti “ma è un peccato lasciare tutto questo molosso qui, abbandonato. Imbruttisce la città, e poi ci abbiamo già speso un sacco di soldi”… Quindi prendono il toro per le corna, decidono di fare uno sforzo economico e completano i lavori. In foto vedete la meraviglia che è uscita fuori, la harpa concert hall. (Vabbè, poi mia zia mi dice che non devo fare paragoni… ma se penso alla “nuvola di Fucksas” e altri progetti simili lasciati a metà a Roma…no, no meglio non pensarci).

Il posto in cui si è svolta la cena si raggiungeva dalla scalinata interna (nella foto). A metà strada ci fermiamo per l’aperitivo. Poi su nella sala.

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Davanti a me una vetrata ad elementi pseudo-esagonali da cui si vedeva la baia, il mare, i ghiacciai sullo sfondo. Vicino a me colleghi simpatici (il mio guru informatico ed un altro simpatico italiano che ora vive in Olanda). Intorno a me un’atmosfera stupenda. Il cibo buonissimo. I camerieri in livrea che portavano pietanze mai gustate prima in vita mia, annunciando ad ogni portata di cosa si trattasse. Il vino era buonissimo, uno dei migliori che abbia mai assaggiato.

Ed è lì che – davvero –  mi sono commosso, ed ho sentito che dovevo ringraziare Dio, perché tutto quello che stavo vivendo era un regalo.

E qualcosa rimane

Cosa rimane dell’Islanda?
Giorni concitati, giorni di lavoro, giorni di divertimento coi colleghie, meeting, pensieri, molto sonno (col sole sempre presente), incontri, ore al computer, presentare il progetto… no no, non sono queste le cose che restano. Quelli erano fatti normali.
Due, solo due cose mi porto nel cuore ancora.

La gratitudine verso quel Dio che lo senti che c’è, per i momenti belli vissuti.

Il silenzio di quella terra, dove tutto è tranquillo.

7 commenti

  1. Divertente, addirittura quel porno spruzzo mette in imbarazzo (Gli Islandesi..mmmm!!) ma le due ultime frasi son quelle che mi son piaciute e poi che alla fine di questi meeting sia rimasta la voglia di aver trovato qualcuno più che un progetto! Saluti

    1. Daniele Bailo

      “alla fine di questi meeting sia rimasta la voglia di aver trovato qualcuno più che un progetto!”
      Si, è proprio questo l’aspetto più bello di questi viaggi. Gli incontri.
      ciao!

  2. Però hai barato! Avevi detto !
    Sai mi domandavo se sei ancora tutto di carne visto l’inizio coi pomodori di gomma e la piscina finale di silicati 😉
    Cmq verissimo, quello che resta di solito non e’ mai il motivo per cui si e’ andati!

    1. Daniele Bailo

      ah ah … dunque, a me sembra di essere ancora di carne. Non so, magari dentro, nell’esofago, nel colon o nel cervello qualche parte in gomma comincia a spuntare, ma ancora non me ne rendo conto!

      Tra l’altro, i silicati sono riusciti anche ad annullare una specie di gelone che ho su una nocca… vuoi vedere che c’erano sostanze chimiche?
      Ma noooo.. gli islandesi sono brave persone, rispettano la natura, non inquinano, mangiano roba sana.
      A parte i pomodori di gomma ovviamente 🙂

      Guarda già che ci siamo ti segnalo questo:
      http://glistancocchi.wordpress.com/

      Fammi sapere cosa ne pensi se ti va 🙂
      a presto!

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