Agosto, fungo mio non ti conosco
Agosto, fungo mio non ti conosco

Agosto, fungo mio non ti conosco

Dai diari del mico-terrorista delle Alpi Cozie

Giornata splendida.
Un poco frastornato dalla serata precedente, in cui colpevole di aver ceduto alle pressioni del cameriere ho ingollato un grappino di troppo, non mi sottraggo alla passeggiata.

Sottolineo che l’addetta alle passeggiate è Ignazia (la persona con cui condivido le vacanze – la mia ragazza, insomma – qui prenderà le fattezze di un anonimo personaggio dal nome generico di Ignazia a causa del suo esagerato amore per la privacy). Ogni tanto la ritrovo con la testa china tra pile di cartine, lo sguardo attento e ragionatore, pronta a sfornare itinerari attraverso le montagne… e quindi decide lei, anche perché mi trascina in posti davvero notevoli.

E quindi ecco, insomma si va per la passeggiata, destinazione col de Thures. Il sole c’è. Le gambe ci sono. I panini nello zaino pure.

Nessuno però sospettava che dopo un breve sterrato cominciasse una delle godurie della giornata: i FUNGHI!
Ne trovo alcuni su un pendio all’inizio del cammino.

Sguardo attento, guide alla mano, ed eccomi a cercare di capire cosa diavolo ho davanti. Riesco ad individuare la maggior parte degli esemplari che trovo. Ma raccolgo solo quelli che sono proprio sicuro sicuro sicuro che sono buoni… seguendo la buona scuola paterna che “quelli senza spugnetta sotto non si prendono perché possono essere velenosi”.

Dopo esser stato sottoposto ad un consistente mico-terrorismo psicologico nell’arco temporale che va dalla mia nascita a oggi, secondo cui la raccolta di un solo fungo (solo la raccolta, eh, ancora non si parla nemmeno lontanamente di cuocerlo, assaggiarlo etc.) porta ad una morte sicura ed istantanea, decido comunque di tentare con un’estrema cautela.

Con pazienza lo colgo, lo pulisco e procedo.
Porca miseria, però, i funghi sono tantissimi! Ce ne sono una marea lungo il sentiero, sono ovunque…
E allora con un poco di mediazione con Ignazia, cerco di prendere solo i migliori e di non farmi prendere dal demone del fungo.

E’ difficilissimo, ma ci riesco, e la camminata continua.

No, non è vero. Non ci sono riuscito.
Ma giuro non è colpa mia!!

Il fatto è che finche ti trovi qualche esemplare qui e là lungo il sentiero, o ne vedi qualcuno in lontananza sotto un larice, puoi pure resistere. Ma cosa fai quando incontri dei prati dove i funghi crescono come fossero fiori? O meglio, funghi che crescono come funghi?

20140722_163323Non avevo mai visto una cosa del genere. Intere famiglie di Suillus (funghi commestibili, con la spugnetta sotto, buoni da mangiare e pure per la conserva) che crescevano a gruppi folti, poco distanti uno dall’altro. E io che non sapevo più cosa fare. Come raccoglierli, quanti raccoglierne, quali lasciare quali no… Stavo impazzendo dalla gioia, mi sentivo frastornato, gasato, in fibrillazione, mi girava la testa.

Mi aggiravo per i prati, coltello alla mano, in uno stato mico-confusionale, stordito dall’immensa abbondanza fungina.

Sorprendentemente sono riuscito a mantenere un certo rispetto per la natura (non ho rastrellato come un ossesso, cosa che il demone fungino mi suggeriva interiormente), pulendo ogni fungo in loco, lasciandone alcuni esemplari e non raccogliendo quelli che non mi sembravano tanto per la quale.

Quindi eccoci, con cinque chili di funghi a scendere per il sentiero, fiondarsi in macchina e andare al Carrefour a comprare il necessario per farli sott’olio.

Qui finisce la prima parte della storia. Quella bella, edificante, luminosa.

La seconda parte è quella nerd, oscura, quella che appartiene al regno dell’orrore. (clicca qui sotto per andare alla seconda pagina).

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