In vista di un possibile progetto di scrittura – di cui non voglio dare alcuna anticipazione poiché si tratta di un desiderio ancora allo stato embrionale – mi sono ritrovato a selezionare alcuni dei titoli migliori tra i libri che ho letto.
Libri che hanno lasciato qualche traccia nella mia vita: che hanno svelato domanda che non riusciva ad emergere, che hanno risvegliato desideri o un desiderio di scrivere come lo scrittore (ambizione esagerata quando si tratta di Calvino… e va bene, lo so) o che semplicemente mi hanno fatto fare delle sane e furenti risate.
Tagliando corto, evitando le chiacchiere, lasciando perdere i traccheggiamenti, senza gongolare ulteriormente, andando a bomba al nocciolo del discorso… (che belli i sinonimi estenuanti alla Umberto Eco)… insomma… ecco la lista.
Ah, dimenticavo. Non sono in ordine di importanza. Sarebbe un esercizio davvero troppo difficile.
E quando avete finito c’è sempre questo http://www.anobii.com/danielebailo/books
Vai così!
Perché: Scritto da un Norvegese, fa ridere a crepapelle perché mescola una trama originale, intrecci improbabili, protagonisti farseschi che vivono e provocano tragedie ma alla fine laprendono con grande filosofia. Fantastico il racconto della vita di questo centenario, che passa da incontri con Churchill ad amicizie con Mao Tse Tung in maniera distratta e naturale.
Perché: E’ un esperimento di scrittura collaborativa, che mescola storie di commercianti, truffatori, contrabbandieri, santi e miscredenti. Attraversa l’Europa e l’Asia. Nato come il seguito di “Q”, secondo me lo supera di gran lunga.
Perché: Benni ha una fantasia che si arrampica sull’impossibile rendendolo reale, quasi plausibile. Risate, riflessioni, critiche alla società.
Sotto la cappa del camino. Antologia di conte, canzoncine, filastrocche… Del repertorio infantile popolare italiano
Di Alberto Mari
Perché: è una raccolta del nostro passato, la vita dei nostri antenati, la fantasia dei bambini. Il tutto raccolto in una sorta di Manuale. Contiene anche la bellissima filastrocca / scioglilingua “C’era una volta una vecchia minecchia buffecchia”.
Esercizi di stile
Perché: perché è un capolavoro. Novantanove variazioni su un episodio di vita quotidiana create giocando in maniera combinatoria con la lingua e la sintassi. Da leggere. Assolutamente.
Lui è tornato
Di Timur Vermes
Perché: Cosa succederebbe se Adolf Hitler si svegliasse una mattina nella Germania dei giorni nostri, con le stesse idee e visione del mondo di allora? Saremmo pronti ad abiurare i suoi metodi, o di nuovo, ciclicamente (aveva ragione Machiavelli), ripeteremmo lo sbaglio di andargli dietro? Un testo fantasioso, provocatorio, umoristico e critico sulla società dei giorni nostri.
Storia di un corpo
Perché: un libro appassionante, commovente, pieno di umanità e anche umoristico. Pennac non tradisce, si rivela anche in questo caso un grande scrittore. Nella forma di diario, redatto a partire dall’infanzia, il protagonista racconta la sua vita corporale: sensazioni, eventi, il fiorire della sua sessualità e il lento degrado delle funzioni con l’avanzare dell’età. Questo libro racconta la saggezza racchiusa nel nostro corpo
Se una notte d’inverno un viaggiatore
Perché: perché Calvino è Calvino. Gioca con la lingua, ci fa quello che vuole. Perché è profondo, perché in una frase è capace di condensare diversi significati, perché i suoi testi hanno spesso – e questo è sicuramente il caso – livelli di lettura multipli. Calvino è Calvino. Da leggere.
Guida galattica per gli autostoppisti
Perché: libro letto quasi per caso. Solo un inglese poteva scriverlo. Completamente noncurante dei filoni aperti e mai chiusi nella trama del romanzo, è riuscito a creare un libro folle, con colpi di scena ogni paragrafo, che mi ha tenuto incollato fino alla fine per capire che fine faceva il protagonista, unica vera colonna portante del romanzo. Personaggi grotteschi, svitati, in preda ai propri umori. Insomma un frappé di eventi, cose, persone, animali, fiori, frutta e città che sta in piedi e che fa sbellicare.
Il cimitero di Praga
Di Umberto Eco
Perché: Umberto Eco è un genio con cui ho un rapporto di amore-odio. Una scrittura ricchissima sul piano stilistico, letterario, storico. Scrive e si diverte riportando nei suoi testi la sua sconfinata cultura. Racconta personaggi obliqui che vivono in epoche storiche ben definite. Ho amato questo libro perché l’intreccio della trama è geniale, il contesto descritto benissimo: ironicamente, crea una trama in cui la massoneria, i Rosacroce e i templari vengono usati surrettiziamente da protagonisti che ne falsificano i testi e che, invischiati nella confusione che hanno contribiuto a creare, non capiscono più nemmeno loro dove sia la verità. Unico problema di questo testo (ma lo stesso si ripete in altri suoi scritti): va a pescare nello spurgo dell’animo umano, riporta una visione del mondo in cui tutti obbediamo meccanicisticamente ad assiomi egoistici e gretti scolpiti nel nostro Io. Quindi vaffanculo! Una recensione di questo libro l’ho scritta qui.
Non so niente di te
Perché: Concludo con un libro che è una carezza per l’anima. Paola Mastrocola è – in generale – una scrittrice brava, piena di umanità, con una penna sciolta che tocca corde particolari. E soprattutto fa ridere. La storia tocca un tema che potrei riassumere in una domanda (esistenziale) attuale e viva per molti: “ho scelto i miei studi perché piacevano a me, o per far contenti i miei genitori?”. La citazione più bella: “Nessun genitore deve volere il meglio per suo figlio… e sai perchè? Perché non lo sa. Un genitore non sa cos’è il meglio per suo figlio. Non lo può sapere, come potrebbe? E’ Dio? Legge nella sfera di cristallo? No, è solo un genitore. E allora dovrebbe starsene a guardare e basta, in silenzio e con grande calma. Anche di questo ho scritto un breve commento qui.
Bug: 11 🙂
L’amore (per i libri) può certo permettersi di non saper contare…
eh eh… sei stata l’unica a scoprirlo